Dizionario dei luoghi comuni
- Autore: Gustave Flaubert
Chi è «povero di spirito» si basa su nozioni e concetti, meglio dire preconcetti gretti e talora persino comici. Nel suo lavoro uscito postumo «Dictionnaire des idées reçues», Flaubert arriva a «nobilitare» l’uso del preconcetto.
Per chi si accosta la prima volta al volumetto scritto con attenzione e molta ironia da Flaubert la sensazione iniziale è di sconcerto. Lo scrittore si limita apparentemente a sciorinare una serie di parole o frasi in rigoroso ordine alfabetico e a commentarle come si farebbe in un qualsivoglia dizionario o manuale enciclopedico.
Il lettore meno distratto e più volenteroso si accorgerà dopo una prima lettura che in realtà l’autore per ciascun termine ha voluto dare un suo personalissimo commento che spesso pur asserendo quanto scritto lo confuta o lo canzona.
Il «Dizionario» nasce a corollario del romanzo incompiuto «Bouvard et Pécuchet», dedicato a due sempliciotti che esercitano l’attività di copisti e che appunto si nutrono di idee comuni non riuscendo a partorirne delle proprie.
Lo scopo finale del romanziere francese era quello di canzonare certe frange della piccola borghesia né troppo in avanti per dedicarsi a una vera cura dell’intelletto né troppo arretrati per vivere nell’apatia spirituale. Dizionari ed enciclopedie nascono a fine Settecento proprio per «acculturare» la borghesia, ma spesso peccano in eccesso di zelo e in definizioni troppo concise che inevitabilmente finivano con la penalizzazione della vera cultura a favore dell’imparaticca erudizione.
Il libro di Flaubert sembra quasi voler chiedere ai lettori di evitare le idee cosiddette «comuni» per imparare a pensare con la propria testa e tutto questo con mere definizioni. Effetto comico assicurato, superbo se letto in originale.
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