La signora di Wildfell Hall
- Autore: Anne Brontë
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2014
“Caro Halford, quando ci siamo visti l’ultima volta, mi hai fatto una narrazione molto minuziosa e interessante degli eventi più significativi della tua gioventù, accaduti prima che ci conoscessimo; e poi mi hai chiesto di ricambiarti con qualche mia confidenza”.
Inghilterra settentrionale, metà del XIX Secolo. In quella giornata umida e piovosa, la famiglia fuori in visita, Gilbert Markham solo nella sua biblioteca, scriveva al suo più caro amico per raccontargli “il più importante avvenimento della mia vita”. Per assolvere questo compito l’uomo si sarebbe servito di vecchie carte, lettere ammuffite e un diario “ormai scolorito”, perché la sola memoria non sarebbe bastata per rievocare “i minuziosi dettagli” del suo racconto.
“Devi riandare con me all’autunno del 1827”.
Gilbert era un gentiluomo di campagna come suo padre, la madre aveva fatto il possibile per persuadere il figlio che era capace di fare grandi cose ma Mr Markham, convinto che l’ambizione fosse la via più sicura per la rovina e il cambiamento sinonimo di distruzione, aveva esortato il figlio a continuare per la strada che aveva percorso egli stesso e suo padre prima di lui. Camminare quindi onestamente attraverso il mondo senza volgersi né a destra né a sinistra e trasmettere gli acri paterni ai propri figli in una condizione fiorente, almeno come quella “in cui lui li lasciava a me”. Infatti, “un agricoltore onesto e industrioso è uno dei membri più utili della società; e se dedico il mio talento a coltivare i miei terreni e a migliorare l’agricoltura in genere, beneficherò non solo famigliari e dipendenti, ma in una certa misura l’umanità intera. Voglio dire: non sarò vissuto invano”.
L’esistenza del ventiquattrenne Gilbert era stata tranquilla e calma, priva di fatti salienti fino al pomeriggio nel quale sua sorella Rose, durante il consueto rito del tè aveva raccontato una notizia interessante che aveva sentito dai vicini. La residenza di Wildfell Hall, un fatiscente edificio in rovina, era nuovamente abitata da una settimana. La signora Graham, una vedova vestita di “lutto leggero”, piuttosto giovane e molto riservata, aveva reso abitabili due o tre stanze di Wildfell Hall, e viveva là, tutta sola, a parte il figlio e un’anziana domestica. “Una giovane vedova romantica” arrivata in un posto sperduto e poco frequentato per finire i suoi giorni in solitudine e piangere di nascosto il caro scomparso, ma “la bellezza assoluta” della signora Graham non poteva certo passare inosservata.
Gilbert incuriosito dalle voci sull’affascinante sconosciuta, aveva avuto occasione di vederla per la prima volta in chiesa, durante la messa domenicale, dirigendo lo sguardo con un certo interesse verso il vecchio banco di famiglia appartenente a Wildfell Hall, dove i cuscini e i rivestimenti cremisi apparivano sbiaditi. “E là vidi una figura femminile, alta e vestita di nero” dai capelli neri corvini disposti in lunghi riccioli lucidi e dalla carnagione pallida e luminosa. La fronte alta e intellettuale, il naso perfettamente aquilino, le labbra troppo sottili e troppo serrate suggerivano un carattere non molto tenero o gradevole. All’interno di Wildfell Hall, antica dimora di epoca elisabettiana, costruita in pietra grigio scuro, imponente e pittoresca a vedersi ma fredda e tetra da abitare, la signora in nero nascondeva un segreto oscuro e terribile che solo un diario sarebbe stato in grado di rivelare.
“Non importa che tu lo legga tutto; ma portatelo a casa. Riportamelo quando l’hai letto; e non una parola su quello che dice con anima viva. Conto sul tuo onore”.
The Tenant of Wildfell Hall è il secondo romanzo di Anne Brontë (1820-1849) dopo Agnes Grey, pubblicato in tre volumi con lo pseudonimo di Acton Bell nel giugno 1848 dall’editore londinese T. C. Newby. Il testo per i temi trattati e per la franchezza del linguaggio attirò subito una serie di polemiche e l’interesse dei lettori che ne decretarono il successo.
La signora di Wildfell Hall, il romanzo epistolare scritto dalla più giovane delle sorelle Bronte, viene ora rieditato nella Collana Le grandi scrittrici tradotto da Francesca Albini, accompagnato dalla bella copertina raffigurante un particolare del Ritratto di Josephine Frances Furse (1903) del pittore inglese Charles Wellington Furse.
La trama si snoda attraverso le missive dei due protagonisti, Gilbert scrive a un caro amico, Helen sotto forma di diario, a suo fratello. Gilbert Markham è un uomo “semplice”, “pratico”, “quotidiano”, amante del bello e della cultura in generale, Helen Graham è uno spirito ribelle e contraddittorio, artista, avida lettrice dal carattere impulsivo e determinato. Una “fallen woman” “donna perduta” secondo l’ipocrita moralità della piccola comunità rurale della costa nordica, dove Mrs Graham ha trovato rifugio. Una personalità distante anni luce dal modello femminile vittoriano allora in voga, di donna sottomessa e vulnerabile. Così l’acume di Anne aveva concepito la figura di Helen vittima di un marito alcolizzato tanto simile al fratello Branwell Bronte, anche se privo della sua straordinaria sensibilità d’artista.
“Ogni romanzo” scrisse Acton Bell nell’introduzione alla seconda edizione del libro “dovrebbe esser scritto affinché lo leggano uomini e donne, e non riesco proprio a immaginare come potrebbe un uomo permettersi di scrivere qualcosa di davvero vergognoso per una donna, o perché una donna dovrebbe essere censurata per aver scritto qualcosa di decoroso e appropriato per un uomo”.
Il testo conferma che l’originalità di Anne Brontë, morta a soli 29 anni, non è inferiore a quella delle sorelle Charlotte ed Emily e che La signora di Wildfell Hall “merita di essere annoverato tra i più interessanti romanzi all’origine del realismo moderno” puntualizza nell’introduzione del volume Alessandra Sarchi.
“22 settembre. Notte. Cosa ho combinato? E come andrà a finire? Non posso rifletterci su con calma; non posso dormire. Devo ricorrere con calma al mio diario. Mi confido con la carta stanotte e domani vedrò cosa pensare”.
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