Fazi nella Collana “Le strade” riedita “Il vicario di Wakefield” (2018, titolo originale The Vicar of Wakefield, traduzione di Barbara Bartoletti, pp. 300, 17,00 euro) di Oliver Goldsmith (Elphin 10 novembre 1728 o 1730 – Londra, 4 aprile 1774), redatto dallo scrittore e drammaturgo irlandese tra il 1761 e il 1762 e pubblicato nel 1766.
“Sperate miseri, cavete felices”. “Il vicario di Wakefield”, uno dei volumi più letti tra il XVIII e il XIX Secolo, considerato da Goethe “uno dei migliori romanzi che siano mai stati scritti”, viene citato in molti libri, tra i quali “Middlemarch” di George Eliot, “Emma” di Jane Austen, “Il professore” e “Villette” di Charlotte Brontë, “Racconto di due città” e “David Copperfield” di Charles Dickens, “Frankenstein” di Mary Shelley e “Piccole donne” di Louisa May Alcott.
Emblematica la vita dell’autore, spirito ribelle dalla giovinezza burrascosa. Dapprima Goldsmith studiò al Trinity College di Dublino e poi medicina a Edimburgo e a Leida. Giocatore e dissipatore nato, dopo un viaggio in Europa nel 1756 si stabilì a Londra, dove esercitò vari mestieri, finendo in breve per abbracciare la professione dello scrittore. Autore molto attivo, pubblicò una grande quantità di scritti su varie tematiche, dalla storia antica alle scienze naturali fino alla filosofia, occupandosi anche di numerose traduzioni. Dal 1760 lavorò e guadagnò molto, ma spese assai di più. A causa di ciò morì, nel 1774, carico di debiti.
Sono sempre stato dell’opinione che un onestuomo che si sposi e che tiri su una famiglia numerosa sia più utile di colui che rimane celibe pur continuando a parlare di progenie.
Il romanzo “Il vicario di Wakefield”, portato sullo schermo in diverse versioni cinematografiche, racconta avendo come sfondo la campagna irlandese del Settecento, le vicissitudini del pastore protestante Primrose, di sua moglie Deborah e dei loro sei figli. Vicissitudini sapientemente raccontate tra il dramma e la favola, tra il comico e il sentimentale, perfettamente rese evidenti dalla bella copertina della riedizione Fazi che raffigura un particolare del dipinto “Il vicario con la sua famiglia” del pittore inglese Ford Madox Brown. Il rapimento di una bella eroina, gli inganni di un aristocratico dall’animo tutt’altro che nobile, un benefattore che agisce sotto mentite spoglie, mentre il vicario, uomo mite, generoso e di sani principi morali sarà anche costretto ad andare in prigione per debiti. Ma il lieto fine è assicurato e il bene trionferà con il vicario dopo innumerevoli avventure.
Forse esistono questi mostri che avete descritto, dotati di grandi vizi uniti a grandi virtù, ma nel corso della mia vita non ne ho incontrato un solo esempio. Al contrario, ho sempre notato che, dove c’è una mente penetrante ci sono dei buoni sentimenti.
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