Nell’estate del 1940 le pianure del Devon, del Somerset, del Kent non erano quelle tranquille ed ordinate campagne che sono oggi. Il filo spinato recintava il limitare dei campi da golf, dove si addestrava una improvvisata milizia territoriale, composta da anziani e riformati alla leva. I segnali stradali venivano rimossi o orientati in malo modo, così da confondere gli spostamenti dell’invasore. Scorte di molotov erano immagazzinate negli scantinati delle dimore gentilizie. Ogni villaggio era una posizione fortificata, munita di sacchetti, fossati, cavalli di frisia.
La Gran Bretagna era dopo molti secoli nuovamente sotto attacco e si preparava alla lotta per la sopravvivenza; le armate tedesche stavano per spiccare il grande balzo al di là della Manica. Fu allora che il Regno Unito mostrò il volto di una nazione orgogliosa e determinata. In quei mesi confusero la loro vita, in uno sforzo comune, aristocratici, piccoli e grandi borghesi, operai, agricoltori e moltissime donne. Era una guerra che non ammetteva diserzioni, era un impegno totalizzante che doveva mobilitare tutti senza eccezioni di classe, sesso ed età.
Fu una guerra che coinvolse anche, contro la loro volontà, tutti coloro che come fuoriusciti politici, razziali o come semplici emigranti aveva trovato in Inghilterra la loro terra d’asilo: tutti venivano imbarcati nei convogli che dovevano raggiungere il Canada e l’Australia.
A questa tragica odissea partecipava anche Bartolomeo Berni (Barth), un emigrato di seconda generazione privo di nazionalità britannica, di cui ci narra Caterina Soffici in un romanzo storico palpitante, “Nessuno può fermarmi”, che incrocia magistralmente analisi del passato e finzione letteraria.
Caricato sul vapore Arandora Star, in rotta verso Vaucouver, il giovane Berni perse la vita nei primi giorni del luglio 1940, durante il siluramento dell’imbarcazione al largo della Scozia, quando l’afflusso dei detenuti verso le scialuppe di salvataggio fu colposamente ritardato dalle misure di sicurezza e dall’atteggiamento ostile dell’equipaggio e dei soldati di scorta che li respinsero dai ponti sotto la minaccia delle baionette innestate. Con lui scomparivano nei flutti 450 italiani, vittime senza colpa della guerra di Hitler e di Mussolini.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Arandora Star: il libro di Caterina Soffici sui morti senza colpa
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